Biologico: Coldiretti Toscana, invasione importazioni (+40%) minaccia primati made in Tuscany bio

L’invasione spropositata di prodotti biologici dall’estero (+40%) minaccia il futuro di più di un’azienda agricola toscana su dieci (13,3%) che hanno creduto ed investito nelle colture bio tanto da far conquistare alla Toscana il primato della regione a maggiore vocazione con il 37% delle superfici coltivate. Fa paura la quantità di prodotti alimentari biologici che varcano i confini dell’Europa nel 2023 provenienti da paesi extra Ue che non assicurano la stessa qualità e sicurezza di quelli nazionali ma che finiscono spesso per essere venduti come tricolori grazie alla mancanza di un’etichettatura d’origine riconoscibile. A denunciarlo è Coldiretti Toscana in occasione della diffusione dei nuovi dati Ismea sull’agricoltura biologica che evidenziano l’importanza anche nel carrello della spesa. “Siamo di fronte all’ennesimo paradosso. L’assalto di prodotto straniero a basso costo rischia di mettere all’angolo quello regionale e nazionale di qualità, causando un’inversione di tendenza rispetto all’aumento dei terreni coltivati. E facendo diventare l’Italia un Paese importatore invece che produttore. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – In questo modo andrebbero vanificati gli sforzi delle imprese agricole che hanno consentito in questi anni di raggiungere con largo anticipo gli obiettivi di coltivare un quinto dei terreni totali con regime biologico. I dati parlano chiaro: + 88% aziende agricole, + 84% di operatori e superfici triplicate. Per fermare questo pericoloso trend è necessario mettere un freno alla dilagante concorrenza sleale rendendo al più presto operativo il principio di conformità rispetto alle importazioni, ovvero stesse regole per il bio comunitario e quello dei Paesi terzi, poiché non è possibile accettare che entrino nel nostro Paese cibi coltivati secondo regole non consentite nella Ue. Le regole del gioco devono essere uguali per tutte le aziende per metterle nelle condizioni di competere alla pari. Fermare la concorrenza sleale delle importazioni a basso costo e valorizzare il vero prodotto tricolore sono le condizioni fondamentali per costruire filiere biologiche dal campo alla tavola”.

Il settore dove è stato più evidente l’aumento degli arrivi è quello dei cereali. Nel giro di un anno le importazioni di grano bio – rileva Coldiretti Toscana – sono aumentate di oltre trenta volte da 1,5 milioni di chili a quasi 32 milioni di chili. Cereale magari usato per fare pasta, pane e altri prodotti con il logo del biologico. Aumenti record anche per gli ortaggi bio, cresciuti dell’84%. In crescita pure gli arrivi di olio d’oliva (+15%) con l’Italia che è oggi al primo posto tra i Paesi importatori. Nel 2023 ne sono entrati nel nostro Paese oltre 24 milioni di chili, più della metà del totale importato in tutta l’Ue. Tre prodotti bio su quattro presenti sui nostri scaffali arrivano dai paesi dell’Europa non UE come Ucraina, Turchia, Russia (27,5%), Africa (25,5%) e America del Sud (22%). Tra i primi dieci paesi per volumi figurano la Turchia, il Togo, la Tunisia, il Pakistan, l’Equador, il Perù, la Colombia, l’Ucraina, la Cina e l’Egitto.

“Per tutelare il lavoro delle oltre 7 imprese che hanno scelto il metodo di produzione bio è dunque urgente fare ogni possibile sforzo per valorizzare il prodotto agricolo biologico nazionale – sottolinea ancora la presidente regionale Cesani – favorendo la creazione di filiere interamente made in Italy, dal campo fino alla tavola e rendendo operativo il marchio del biologico italiano, previsto dalla legge 23/2022, fortemente sostenuta da Coldiretti. Solo in questo modo i consumatori potranno riconoscere immediatamente, dalle etichette, le produzioni biologiche nazionali garantite e certificate”. Per garantire la trasparenza di tutti i prodotti alimentari in vendita sul mercato UE Coldiretti ha lanciato, in occasione della mobilitazione del Brennero, la raccolta firme per chiedere alla commissione europea di estendere l’indicazione di origine a tutto il cibo presente sugli scaffali e modificare la norma dell’ultima trasformazione prevista dall’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime. Battaglie in nome e per conto delle aziende agricole e a tutela della salute dei consumatori che molto spesso non riescono a conoscere la provenienza dei prodotti che acquistano e consumano.