Confagricoltura Milo. Emergenza Peste suina africana: 40% delle stalle di suini in zone restrizione resta vuoto

«Il 40% degli allevamenti suini che ricadono in zone sottoposte a maggiori restrizioni dovute alla diffusione della Peste suina africana oggi rinuncia a far riprodurre gli animali e le stalle rimangono vuote», a dichiararlo è stato Rudy Milani, Presidente nazionale della Federazione di prodotto degli allevamenti suini di Confagricoltura, a margine dell’incontro che lunedì 5 agosto ha riunito una folta rappresentanza di imprenditori agricoli, invitati da Confagricoltura Milano Lodi Monza Brianza, insieme a Confagricoltura Brescia, all’agriturismo “Da Pippo” a Rodano (Milano). Circa una novantina di allevatori provenienti da Milano, Lodi, Monza Brianza, Pavia e Brescia per fare il punto sull’evoluzione dell’epidemia, anche alla luce dei recenti casi di positività registrati in allevamenti di diverse province, compreso il Milanese.

«Questa ampia partecipazione testimonia l’altissima attenzione sul tema – ha dichiarato Francesco Pacchiarini, Presidente di Confagricoltura Milano Lodi Monza Brianza -. La progressione dell’epidemia danneggia gravemente il comparto, con allevamenti bloccati o che vedono calare drasticamente il valore delle produzioni. Oltre alla quotazione media di mercato, che non viene riconosciuta, alcuni allevatori perdono anche i premi di qualitàche avrebbero diritto di ricevere per contratto dai macelli. In queste condizioni le aziende sono strangolate e non possono far fronte alle scadenze tributarie e ai costi di personale. Confidiamo nella nomina del nuovo Commissario straordinario alla Peste suina per rimettere in moto la macchina della gestione dell’emergenza».

«Lo diciamo da oltre un anno, da quando, a fine giugno 2023, è stata scoperta la carcassa di un cinghiale infetto nel Pavese, il primo caso in Lombardia dichiarazione Giovanni Garbelli, Presidente Confagricoltura Brescia -. Ora la peste suina si è diffusa, la sentiamo bussare forte alle porte e i nostri allevatori sono spaventati, preoccupati, quasi indifesi. Perché tutte le misure di biosicurezza sono state messe in atto con scrupolo, è stata fatta formazione e informazione a 360 gradi e, diciamolo, anche alcune misure di contenimento sono state attivate. Come Confagricoltura Brescia ci chiediamo da tempo cosa è possibile fare. L’ordine di azione è doppio: da un lato rafforzare ancora le misure, essere ancora più restrittivi, quasi maniacali nell’accesso agli allevamenti, così come indicato dall’Ats, ma con attenzione perché non ricada tutto solo sui suinicoltori, ma anche sui gli altri operatori che hanno titolo a entrare negli allevamenti: chiamiamo tutti a un grande senso di responsabilità e alla massima attenzione. Dall’altro chiediamo alla Regione, al Governo e all’Unione europea di prevedere misure di ristoro per i danni da subito, di compiere uno sforzo immediato, senza perdere tempo. Confagricoltura Brescia, com’è successo per altre situazioni analoghe, è a disposizione per collaborare e intervenire nei modi che saranno ritenuti utili: crediamo che oggi più che mai serva mettere in campo un ampio patto di territorio, coinvolgendo tutti gli attori della filiera, a partire dai sindaci, Provincia, Regione, ministero, istituzioni sanitarie e, ovviamente dagli allevatori, mangimifici e macelli».

Per Rudy Milani, Presidente nazionale dei Suinicoltori, le iniziative per il contenimento del virus sono ancora insufficienti «sia dal punto di vista degli indennizzi, corrisposti a distanza di un anno o più dall’esplosione della malattia – spiega sia per dare prospettive e certezze alle aziende che oggi si trovano in zone di restrizione, ma non sanno quando e come ne usciranno. Gli imprenditori non chiedono elemosina – ribadisce -, vogliono vivere del proprio lavoro, ma in questa situazione non è possibile: i tempi delle aziende non sono quelli della burocrazia e nemmeno quelli del virus. È pur vero – ha concluso – che Regione Lombardia sta agendo meglio di altre Regioni nel contenimento della situazione e che non si può pensare di  risolvere decenni di mancata regolazione della fauna selvatica in un paio d’anni».

Una riflessione che Alessandro Bricchi, Vicepresidente di Confagricoltura Milano Lodi Monza Brianza, ha raccolto e voluto rimarcare: «Troppo a lungo è stato sottovalutato un problema gigantesco. A causa di posizioni politiche fortemente ideologizzate, per proteggere i cinghiali, oggi rischiamo di mandare all’aria un settore fondamentale del Made in Italy che da solo produce un fatturato di miliardi ogni anno».