CORONAVIRUS, MANTEGAZZA (UILA): AGRICOLTURA SENZA BRACCIANTI? PROBLEMA OPPOSTO, TANTI ITALIANI SARANNO SENZA LAVORO

Il Segretario generale di Uila, Stefano Mantegazza, smentisce ad AGRICOLAE le paure che circondano il settore dell’agroalimentare riguardo la mancanza di manodopera nei campi, con il rischio di un mancato approvvigionamento sugli scaffali di generi alimentari. Ci sarà invece il problema opposto, rappresentato dai tanti lavoratori italiani rimasti senza lavoro a seguito dell’emergenza coronavirus.

“Non sono convinto che mancherà questa manodopera nei campi” dichiara Mantegazza. “È vero che ci saranno tantissimi lavoratori stranieri in meno, ma purtroppo per i dati che risultano a noi, ci saranno tanti disoccupati italiani in più disponibili a lavorare nei campi. Non mi riferisco a coloro che in questi giorni stanno venendo protetti con gli ammortizzatori sociali, quanto ai molti precari e stagionali abituati a lavorare alla giornata e che oggi si trovano privi di salario e di tutela.

Avremo quindi il problema opposto a quello che viene paventato dal sistema delle imprese, perché ci sarà un gran numero di disoccupati italiani” ribadisce.

“A questa preoccupazione le imprese aggiungono però la richiesta di uno sconto, e questo lo trovo un po’ dissonante. Chiedere uno sconto in questo momento, sfruttando l’emergenza del coronavirus e nascondendosi dietro il rischio di una ipotetica mancanza di manodopera, non mi pare una scelta apprezzabile” sottolinea il segretario generale di Uila.

“Si fa riferimento all’utilizzo dei percettori del reddito di cittadinanza, chiedendo di non pagare la contribuzione dovuta per legge. I percettori del reddito di cittadinanza possono però rispondere a qualsiasi opportunità di lavoro, anche di breve durata, quindi non ci sarebbe nessuna difficoltà ad assumerli. Il problema è che le aziende agricole vogliono assumerli senza pagare la contribuzione e questo non è accettabile” dichiara.

“Allo stesso modo non capisco perché un disoccupato debba essere assunto con un voucher anziché con un regolare contratto di lavoro. Francamente mi sembra un approfittarsi di questa condizione. Si fa poi riferimento anche ai lavoratori in cassa integrazione, che quindi sono a tutti gli effetti dipendenti di altre aziende. Un lavoratore in cassa integrazione sarà ben contento di andare a lavorare in un’azienda agricola se l’occupazione è certa e il salario è equo, meno se si troverà a fare un salto nel buio tra voucher ed esenzioni contributive”.