Quello che volge a termine è stato sicuramente un anno non facile per le imprese che operano nel comparto agroalimentare. Notevoli cali produttivi si sono abbattuti su due comparti strategici del nostro made in Italy quali il vino e l’ortofrutta nei quali vantiamo posizioni di leadership in Europa e nel mondo. Il calo della produzione, che ha causato importanti perdite economiche alle aziende agricole, concentrate in particolare nel centro sud per il vino e nel Nord per quanto riguarda pere e kiwi, è riconducibile agli effetti dei cambiamenti climatici, il cui impatto sulla nostra agricoltura è ormai davvero rilevante, attraverso eventi atmosferici avversi sempre più diffusi e e la diffusione di malattie vegetali come la peronospera e la flavescenza dorata.

Accanto a questi problemi che pesano sulla fase agricola causando improvvisi cali produttivi, le cooperative e le imprese alimentari sono chiamate a competere in un mercato nazionale e internazionale sempre più instabile facendo fronte a tanti altri limiti, che ormai possono essere considerati strutturali dell’economia nazionale. Mi riferisco all’aumento dei costi di tutti i fattori produttivi (dalle materie prime alle energie), alla spinta inflazionistica con il relativo calo dei consumi interni, al grande problema del costo del lavoro (che rende le nostre aziende meno competitive rispetto ad esempio ai competitor spagnoli) e alle difficoltà per l’accesso al credito che pongono seri limiti alla possibilità di attuare investimenti o acquisizioni.

Ecco, l’auspicio più grande che sento di poter formulare per l’anno che sta per aprirsi affinché non sia un 2024 pieno di insidie per le nostre imprese, è che si riesca adaffrontare in maniera significativa le principali problematiche che limitano la redditività delle nostre imprese, ponendole spesso di fronte a vere e proprie crisi di liquidità.

Bene quindi ogni tipo di intervento del governo che vada nella direzione del taglio al cuneo fiscale. Auspichiamo anche misure che semplifichino la vita delle imprese, dando vita ad un reale processo di sburocratizzazione. Attendiamo inoltre scelte e decisioni che puntino convintamente sull'aggregazione e sulla concentrazione dell'offerta, fondamentali anche nell’ottica di una maggiore forza contrattuale nei confronti della distribuzione organizzata.

Guardiamo con fiducia e ottimismo alle nuove risorse stanziate per l’agricoltura e l’agroalimentare nell’ambito del PNRR. Il nostro comparto ha un bisogno “vitale” di nuovi investimenti per imprese agricole moderne e che siano davvero al passo con i tempi. È fondamentale continuare a spingere con determinazione sull’innovazione, sull’implementazione di nuove tecnologie, sulla digitalizzazione e sullo sviluppo dell’agricoltura di precisione, su massicci investimenti ne campo delle energie rinnovabili a partire dall’agrisolare.

L’agricoltura va supportata perché è vitale per l’economia del Paese. Auspichiamo quindi si affronti con determinazione anche il grande tema del ricambio generazionale in agricoltura che è ancora molto lento, specie nei territori svantaggiati dove i terreni hanno rese produttive basse. L’abbandono delle terre è un pericolo da scongiurare in un’ottica non solo di produzione alimentare, ma anche di presidio del territorio. Non dimentichiamo che le frane e i dissesti idrogeologici si verificano per lo più in aree in cui è stata dismessa l’agricoltura.

C’è poi il grande capitolo delle politiche europee, checome abbiamo visto in questi ultimi anni, hanno un peso sempre più determinante per i destini del compartoagroalimentare. In primo luogo, andrà rivisto e auspicabilmente migliorato il quadro normativo della Pac e andrà difeso con forza il bilancio comunitario destinato all’agricoltura, sia in vista del possibile ampliamento dei paesi membri dell’Unione, sia in considerazione del fatto che paesi come gli Stati Uniti in questo momento hanno deciso di rafforzare le misure a sostegno della loro agricoltura.

Per quanto riguarda l’impianto delineato dalla Commissione nella strategia del Farm to fork, lo abbiamo ripetuto più volte, era privo di studi accurati e di rigorose valutazioni di impatto. Le proposte di regolamenti presentate dalla Commissione per dareconcreta attuazione alle linee strategiche del Green Deal non a caso hanno avuto un percorso legislativo lungo e articolato nei vari passaggi con gli esami e le votazioni che hanno coinvolto le varie Commissioni delParlamento Europeo e il Consiglio Agricolo.

Uno dei testi più insidiosi e ideologizzati, quello sulla riduzione dell’uso dei fitofarmaci, è stato rigettato a fine novembre dall’Assemblea di Strasburgo. Anche se al momento la Commissione non ha deciso di ritirare la sua proposta iniziale, non sembra ci siano molte probabilità di arrivare ad un’intesa entro la fine di questa legislatura.

Il dossier sull’uso della chimica in agricoltura si riproporrà quindi in tutta la sua centralità anche nel 2024, con il nuovo Parlamento europeo. Il nostro auspicio è che ci sia sempre più consapevolezza dell’esigenza di ripensare le premesse della proposta iniziale, che avrebbero portato inevitabilmente ad un drastico calo della produzione agroalimentare. Ci aspettiamo che la nuova Commissione predisponga un nuovo testo, con una stesura che tenga conto delle valutazioni di impatto che in questi anni si sono succedute. Non possiamo permetterci di assistere ad una contrazione produttiva di settori vitali per la nostra economia, dal vino all’ortofrutta, in nome di una sostenibilità ambientale che fuori dall’Europa invece non viene considerata e che avrebbe come conseguenza quello di vedere un mercato europeo occupato da produzioni provenienti da paesi le cui agricolture hanno un impatto sull’ambiente ben più significativo del nostro.

In ambito comunitario, resta ancora aperto il dossier sugli imballaggi, che potrebbe avere ripercussioni significative negative su molte delle nostre filiere agroalimentari. Così come rimane ancora da definire il quadro normativo sulle Tea, le tecniche di evoluzione assistita, fortemente auspicato dal nostro governo e da altri grandi paesi produttori europei. Purtroppo l’iter di approvazione non si è ancora chiuso e speriamo non slitti alla prossima legislatura.