Parola ai Presidenti31/12/2023 19:47

Editoriale 2023, Paolo Tiozzo: Le troppe regole, spesso difficili da rispettare, costringono il pescatore a diventare un burocrate

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Quest’anno per la pesca sarà ricordato come l’anno del granchio blu, salito agli onori delle cronache dopo le devastazioni negli allevamenti di molluschi bivalvi nell’alto Adriatico. Un’emergenza che ha messo in ginocchio settori di punta della filiera ittica come quello delle vongole veraci, diventate praticamente introvabili. Una assenza che ha condizionato anche i menu delle festività natalizie. A preoccupare ora è il futuro di un settore, quello della venericoltura, che negli anni è cresciuto e ha investito in un progetto, che si è rivelato vincente. Ma come si fa a ripartire con le semine delle vongole con una minaccia sempre in agguato come quella del granchio blu? Al momento soluzioni risolutive non ce ne sono ma gli allevatori non possono essere lasciati soli in questa battaglia.

C’è bisogno di un giusto mix tra sostegni economici, ricerca scientifica piani di gestione per il contenimento del granchio per mettere un freno a questa invasione. Una vera e propria emergenza che mostra ancora una volta la fragilità di un comportato che deve fare i conti nel quotidiano con una natura, che spesso si rivela ostile se non matrigna. La tropicalizzazione dei mari e un clima che fa registrare sempre più spesso eventi estremi, condizionano l’attività di pesca. Le conseguenze: porti insabbiati, anche per mancanza di interventi strutturali; riduzione delle giornate di pesca e della produttività. Ma non ci sono solo le minacce per così dire naturali a condizionare il lavoro delle imprese di pesca.

Le troppe regole, spesso difficili da rispettare, costringono sempre di più il pescatore a diventare un burocrate. E questo allontana non poco i giovani che faticano a pensare il proprio futuro nella filiera ittica. E invece, con meno burocrazia, più risorse per svecchiare la flotta dei pescherecci, più formazione e innovazione per attrarre lavoratori e imprese, si potrebbe raccontare una storia diversa. Con adeguate politiche di sviluppo e rilancio, la filiera ittica potrebbe generare nei prossimi anni oltre 50 mila nuovi occupati, con più spazio per donne e giovani. 

È indispensabile invertire la tendenza per evitare che entro il 2033 otto pescherecci su 10 restino fermi in porto per mancanza di personale. La pesca negli ultimi 10 anni ha registrato la fuoriuscita del 16% dei lavoratori, passando da circa 30mila imbarcati ai poco meno di 24 mila, di cui circa 19.000 a tempo pieno, facendo registrare il 16% in meno di occupatiDa qui la necessità di favorire in tutti i modi, a partire dalla formazione scolastica, il coinvolgimento dei giovani nella pesca e nell’acquacoltura facendo leva sull’enorme potenzialità dell’economia blu che rappresenta circa il 9 per cento del valore aggiunto nazionale in un Paese con 7.500 km di coste e più di 600 comuni costieri. La filiera ittica con le sue 33.242 imprese rappresenta il 14.6% dell’economia del mare. Un euro prodotto dalla nostra filiera ne attiva 1.9 sul resto dell’economia. 

Nell’anno che verrà, quindi, è necessario dare vita a politiche della pesca che superino la logica delle emergenze, che vanno comunque affrontate puntualmente con soluzioni risolutive e non tampone, e va gettato il cuore oltre l’ostacolo per ridisegnare il futuro di un comparto dove, nonostante tutto, c’è spazio per far crescere nuove idee.

Paolo Tiozzo

Vicepresidente Fedagripesca-Confcooperative

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