CREA29/07/2024 12:06

Impresa Agricola, la nostra IA. Il nuovo numero di CREAFUTURO. Agricolture e territori: scopri le differenze

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L'ultimo numero di CREAfuturo è dedicato all’impresa agricola, tema di straordinaria attualità visto l’intenso dibattito che da mesi sta fervendo sullo status dell’agricoltore e sul suo reddito. A tale riguardo, ai microfoni di CREAIncontra il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida sottolinea le misure per le aziende contenute nel Decreto Agricoltura e coglie l’occasione per augurare buon lavoro al nuovo CdA del CREA .
Attraverso il centro dedicato, il CREA Politiche e Bioeconomia , i risultati delle ricerche e i nostri dati – primi tra tutti quelli dello straordinario patrimonio della Rica –  focus su com’è l’impresa agricola italiana oggi e in che modo si è evoluta nell'ultimo decennio. Come ha superato pandemia e guerra russo-ucraina? A fronte dei molteplici interventi di sviluppo rurale, , riesce ad usufruire dei relativi sostegni economici? Quali sono state le opzioni e le reazioni legate all’introduzione degli eco-schemi? Che opportunità ci sono per i giovani e le aree marginali? E non ultimo: in uno scenario così complesso, come sta cambiando il mercato del lavoro?

L’impegno del CREA per le imprese agricole, però, non si ferma all’aspetto economico…perché una cosa è certa – come sottolinea nel suo editoriale il prof. Andrea Rocchi, presidente CREA – qualunque sia la domanda relativa alle nostre imprese agricole, la parola “innovazione” è la risposta. Per questo, con il contributo degli altri Centri, sono evidenziate, settore per settore, le innumerevoli forme in cui la Ricerca può aiutare le aziende, soprattutto quelle micro, piccole e medie, vera ossatura del nostro sistema agroalimentare.

Importante strumento analitico, lo studio delle differenziazioni territoriali e delle relative classificazioni consente di comprendere i diversi modelli di agricoltura e di orientare le scelte di policy, indirizzandone l’attuazione rispetto alle esigenze locali. Approfondiamo insieme tutte le caratteristiche e le differenze fra aree svantaggiate, aree interne e aree rurali.

Esistono diverse classificazioni che consentono l’analisi delle differenziazioni territoriali e delle relative implicazioni per gli imprenditori agricoli nei diversi contesti. Le differenti classificazioni rappresentano strumenti analitici importanti non necessariamente alternativi, ma utilizzabili in combinazione per comprendere i diversi modelli di agricoltura e orientare le scelte di policy, indirizzandone l’attuazione rispetto alle esigenze locali.

Prenderemo qui in considerazione tre diverse mappature. Le prime due sono principalmente due classificazioni del territorio italiano, che mettono in luce i principali ostacoli allo svolgimento dell’attività agricola e zootecnica evidenziandone i limiti, gli svantaggi, ma anche le opportunità che le imprese italiane incontrano nei diversi contesti ambientali, a seconda delle specifiche caratteristiche  naturali, socioeconomiche, infrastrutturali e dei servizi. La terza individua le diverse tipologie di aree in relazione al ruolo delle attività agrosilvopastorali e alle principali caratteristiche demografiche che le contraddistinguono.

Aree soggette a vincoli naturali significativi o ad altri vincoli specifici

Si tratta di tutte quelle aree che storicamente sono definite come “zone svantaggiate” dove l’esercizio della pratica agricola è fortemente condizionato dalla presenza di limiti climatici, pedologici e morfologici. Questi fattori, unicamente derivanti dalla natura presente, rendono chiaramente più onerosa e difficile la permanenza delle realtà produttive nell’ambiente in cui operano, favorendo fenomeni di abbandono e spopolamento in assenza di forti motivazioni legate alle tradizioni da parte degli agricoltori, ma soprattutto in mancanza di politiche di sostegno adeguate a garantire il superamento dello svantaggio economico rispetto alle aziende attive nelle aree c.d. “normali”.

Questa classificazione pone le sue fondamenta sulle regole dettate dalla Politica Agricola Comune (PAC) e identifica sostanzialmente tre categorie di aree:

  1. le zone montane: caratterizzate da un periodo vegetativo nettamente abbreviato alle elevate altitudini in presenza di difficili condizioni climatiche, limitando di fatto la possibilità di utilizzo della terra e con costi considerevolmente levati; ad altitudini più basse la presenza di forti pendenze rende impossibile lo sfruttamento della meccanizzazione oppure impone l’impiego di materiale speciale molto oneroso.
Comune montano di Leonessa (Rieti), di Luca Fraschetti 
  1. zone soggette a vincoli naturali significativi, diverse dalle zone montane: si tratta di porzioni di territorio identificate secondo una metodologia messa a punto da ciascun Stato membro sulla base dell’utilizzo di parametri biofisici – clima, suolo e pendenza – scientificamente definiti a livello comunitario.
Descrizione dei criteri biofisici 
  1. altre zone soggette a vincoli specifici: nelle quali il mantenimento dell’attività agricola è necessario per la conservazione o il miglioramento dell’ambiente naturale, per il mantenimento del potenziale turistico o per motivi legati alla protezione costiera. 
Comune di Positano (Salerno), di Luca Fraschetti

Le imprese che operano in tali contesti godono di una particolare attenzione nell’ambito di diverse politiche di sostegno nazionali e comunitarie. La PAC in particolare, con l’obiettivo prioritario di tutelare la presenza dell’agricoltura in tali zone ne promuove ed incentiva la permanenza attraverso misure di sostegno che compensino gli svantaggi, in termini di maggiori costi e mancati guadagni, che gli agricoltori devono affrontare per lo svolgimento delle attività agricole e di allevamento rispetto alle zone non colpite da vincoli naturali o specifici.

Figura 1: Distribuzione delle aree soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici 

Aree interne

Le aree interne in Italia, come identificate dalla Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI) – politica nazionale place based che finanzia strategie territoriali integrate sostenute da coalizioni permanenti di sindaci -, sono territori rurali distanti dai principali centri di offerta di servizi (salute, mobilità, istruzione).

Queste aree sono state perimetrate a partire da una mappatura del Paese basata su criteri di accessibilità ai servizi essenziali, attraverso un processo di istruttoria pubblico, che prevede l’utilizzo di una vasta batteria di indicatori (open kit) e un confronto informato tra Centro, Regioni e territori. Con questo metodo sono state individuate, come aree di intervento della policy, 123 Aree Progetto (67 confermate dal periodo di programmazione 2014-20, 56 selezionate per questo periodo di programmazione) (figura 2) che comprendono 1.860 comuni con circa 4,4 milioni di abitanti.

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