Mediterranea, Fondazione Barilla lanciava “Dittatura alimentare”. Gruppo: sito dismesso, intrapreso nuovo percorso

La Fondazione Barilla lanciava lo studio Eat Lancet che imponeva una sorta di “Dittatura alimentare” eliminando – si leggeva – la libertà di scelta ai consumatori. La Rappresentanza italiana all’estero stigmatizzava. Ora i link del sondaggio Barilla e del sito sono stati rimossi. E il Gruppo è entrato in Mediterranea. Contattata da AGRICOLAE Barilla ha così dichiarato: Dopo anni di ricerche, dibattiti istituzionali ed eventi internazionali, dal 2021 la Fondazione ha intrapreso un nuovo percorso orientato al supporto delle comunità, la precedente piattaforma barillacfn è stata dismessa.

Numerose le inchieste fatte all’epoca sulla piattaforma. Quando il ministro Stefano Patuanelli lanciava l’allarme sui cibi ultraprocessati.

Prima gli ogm, poi la Dittatura alimentare, poi ancora il ‘Fork to farm’ (l’opposto del Farm to Fork) e infine la carne sintetica e la politica del diminuire sempre di più le terre da coltivare.

-Multinazionali e agroalimentare

Un grammo di petrolio ha un potere calorifico di 10 kcal, l’unità di misura per calcolare l’energia che consente all’uomo di muoversi, produrre, lavorare e vivere. Un grammo di pane ha 2,7 kcal mentre un grammo di carne rossa ne ha 1,36. Se il mercato dell’Energia che muove le macchine e le industrie è oggetto di potenti lobby da quando è stato inventato il motore a scoppio, l’energia che muove l’essere umano non è da meno. Dalle chilocalorie dipende la stabilità economica e sociale dei Paesi. E le dinamiche geopolitiche del Pianeta.

Dietro la sfida di fornire alimentazione ad una popolazione mondiale in costante crescita si nasconde il pericolo di rendere appannaggio delle grandi multinazionali l’approvvigionamento di cibo, sottraendo di fatto la sovranità alimentare alle nazioni e demandando ai big dell’industria agroalimentare il compito di produrre cibo. Il tutto a danno degli agricoltori e specialmente delle piccole e medio imprese agricole che costituiscono il reticolo, non solo italiano ma mondiale, della filiera agroalimentare e garanti della sostenibilità economica e sociale dei territori.

E ora è scontro frontale tra Coldiretti, che ha nella sua galassia Filiera Italia, nata per essere – si legge sul sito https://www.filieraitalia.it/ – “una solida alleanza tra la produzione agricola – rappresentata da Coldiretti, oltre cento tra le più importanti imprese italiane di trasformazione alimentare, le principali catene della distribuzione organizzata e partners strategici” [tra cui figurano anche Carrefour, Bonduelle e McDonald’s tutta all’insegna del Made in Italy – ndr] e Confagricoltura, che ha stretto un’alleanza con UnionFood dando vita a Mediterranea (di cui ancora non c’è un sito) e tra cui figurano anche Unilever e Nestlè per essere – si leggeva il 7 marzo sul sito Confagri – “il nuovo punto di riferimento di aziende e istituzioni e sarà presieduta dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, e di cui Paolo Barilla (Uniofood) sarà vicepresidente. Attraverso accordi e certificazioni a favore della tracciabilità, Confagricoltura e Unionfood si impegnano a incrementare le produzioni e sviluppare accordi con soggetti terzi per sostenere l’export agroalimentare italiano. L’ambizione è quella di superare ampiamente il valore record di 63 miliardi di euro raggiunto nel 2022″.

-Il caso Barilla, dalla Dieta Unica agli studi Eat Lancet. Fino alla marcia indietro

Ma fu proprio Barilla, dal sito della sua Fondazione “Barilla Center for Food and Nutrition”, a lanciare il 17 gennaio del 2019, lo studio della Eat Lancet che voleva imporre una sorta di dittatura alimentare, la Dieta Unica universale: Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems. Ribadendo come fosse “senza dubbio una fonte attendibile di informazioni nel settore con 37 tra i maggiori esperti mondiali di salute e sostenibilità provenienti da 16 diversi paesi e uno sforzo enorme per valutare tutte le prove scientifiche disponibili”.

EAT-Lancet_Commission_Summary_Report

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(18)31788-4/abstract

Sebbene poi – contattato al tempo da AGRICOLAE in merito al sito – il Gruppo Barilla prese le distanze da quanto pubblicato dalla sua stessa Fondazione specificando che non esistevano Diete universali e che “in generale esistono diversi modelli di diete corrette e sostenibili come ad esempio il modello della Med Diet che tengono conto delle abitudini e gusti alimentari delle diverse popolazioni. Per questo non è corretto proporre un modello di dieta universale”.

Oggi, il link della Fondazione in cui si trovava la pubblicazione dello studio che proponeva la Dieta Unica Universale, è stato cancellato.

https://www.barillacfn.com/it/magazine/cibo-e-sostenibilita/eat-lancet-commission-un-sistema-alimentare-sostenibile-genera-diete-sane/

Come non risulta più il link del sondaggio avviato dalla Fondazione Barilla.

Qui di seguito il link del sito Asvis dove era possibile accedere al sondaggio condotto nel 2019 dalla Fondazione Barilla e realizzato dal Consorzio Su-eatable life project il cui indirizzo adesso genera una pagina di errore:

https://asvis.it/goal2/notizie/1177-3778/il-report-della-commissione-eat-lancet-per-una-dieta-sostenibile

 

La Fondazione Barilla, contattata da AGRICOLAE fa sapere:

“Dopo anni di ricerche, dibattiti istituzionali ed eventi internazionali, dal 2021 la Fondazione ha intrapreso un nuovo percorso, orientato alla divulgazione e al supporto alle comunità.

Tra le attività recenti, per esempio, è nata la Scuola di Fondazione Barilla, rivolta a giovani provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati. Col supporto di associazioni come Croce Rossa e Comunità di Sant’Egidio, la scuola offre l’opportunità esclusiva di formarsi come cuochi, attenti al gusto e al benessere delle persone.

Negli ultimi mesi, inoltre, Fondazione Barilla ha distribuito gratuitamente, agli italiani che ne hanno fatto richiesta, il volume “100 Food Facts – Piccola Guida per Grandi Cambiamenti”, una guida per offrire piccoli suggerimenti per la nostra quotidianità, nel rispetto della relazione tra cibo, persone e ambiente.

In coerenza con questa direzione, la precedente piattaforma barillacfn come anche il suo magazine di commento alle novità nel mondo del cibo e della nutrizione, sono stati dismessi, ormai da diversi anni”.

Guido Barilla, oltre ad essere Presidente del Consiglio di Amministrazione di Barilla, è dal 2008 membro indipendente del Consiglio di Amministrazione di Danone nonché membro della Mission Committee della World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) “che raggruppa alcune delle più grandi multinazionali nei settori alimentare, farmaceutico, chimico e del bio-tech”.

Ma se oggi si cerca la parola Guido Barilla dentro il sistema di ricerca WBCSD non risultano esserci risultati.

 

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-partners/Collaboration-partners

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-partners/WBCSD-programs/Food-Nature

Link che oggi non funzionano più – dopo le passate inchieste di questa testata – rimandando a una richiesta “non sostenibile”.

Ma tutte pagine, quelle dei link cancellati, di cui AGRICOLAE aveva fatto gli screenshot.

La pagina risulta però ancora consultabile tramite ricerca incrociata su Google a questo indirizzo:

https://www.wbcsd.org/Overview/News-Insights/Member-spotlight/Shareholders-unanimously-vote-for-Danone-to-become-the-first-listed-Entreprise-a-Mission

Ma se si ricerca all’interno del sito WBSCD l’articolo risulta cancellato:

https://www.wbcsd.org/Overview/News-Insights/WBCSD-insights

 

Alcuni membri si trovano ancora al seguente link:

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-members/Members

 

-La piattaforma WBCSD con Eat Lancet. Trasformare il sistema alimentare verso una Dieta Unica

Una “piattaforma di affari fondata nel 1995” – così si autodefinisce la WBCSD – con dentro le multinazionali del Food ma anche la Fao e la Commissione Ue per “trasformare il sistema alimentare” sulla base degli studi Eat. Tra le multinazionali che ne fanno parte, figurano Basf, Bayer, Danone, Ikea, Unilever e Google.

Studio, quello di Eat, che si focalizza su una dieta universale e alimentazione sana e sostenibile per il Pianeta negando – così scrivono – la libertà di scelta ai consumatori. Temi promossi dallo studio della Eat Lancet committee nei documenti prodotti dai 37 esperti guidati da Walter Willet e Joahn Rokstrom che hanno cavalcato l’onda della cosiddetta transizione ecologica tanto da essere discussi anche nel corso del Food Systems Summit di New York di settembre 2021.

Il 26 giugno del 2020 una nota ufficiale WBCSD riportava come in Danone gli azionisti avessero  votato all’unanimità perché diventasse la prima “Entreprise à Mission” quotata in borsa. 

 

“Eliminare la scelta da parte dei consumatori” attraverso operazione per “incanalare le azioni solo verso il fine desiderato e isolare le azioni inappropriate; fissare obiettivi per un sistema alimentare a effetto zero o negativo; ritirare i prodotti inappropriati; diversificare il business; e il sostegno pubblico per l’eliminazione delle diete malsane”.

Erano queste le linee guida proposte da Eat Lancet Commitee facente parte della Eat Foundation fondata e presieduta da Gunhild Anker Stordalen, nominata nel corso del Food System Summit del 2021 a capo del Track 2, (Shift to sustainable consumption patternsrelativo al Passaggio a modelli di consumo sostenibili

Uno studio che aveva mosso però a perplessità anche la Rappresentanza permanente italiana presso l’Onu che aveva espresso dubbi sull’indipendenza dei 37 esperti che lo avevano firmato citando anche FRESH. FReSH (Food Reform for Sustainability and Health) il cui obiettivo – riporta sul proprio sito – è quello di rappresentare “uno sforzo per guidare la trasformazione del sistema alimentare e creare una serie di soluzioni aziendali per il cambiamento del settore”.

“Lanciato nel gennaio 2017(il logo Nutriscore è stato adottato per la prima volta in Francia con un decreto del 31 ottobre 2017) FReSH è un progetto del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), che ha riunito 25 aziende membri del WBCSD per “trasformare – scrivono sempre – il sistema alimentare”. Più di 30 aziende fanno ora parte di questo progetto. EAT lavora in collaborazione con FReSH, fornendo la scienza come base per il loro sviluppo di soluzioni aziendali”.

 

-La risposta della Rappresentanza italiana sul rapporto Eat Lancet

Il 22 marzo, la Rappresentanza italiana permanente italiana presso l’Onu scriveva invece come “il rapporto EAT-Lancet è stato prodotto da una Commissione formata da 37 membri, che partecipano in qualità di esperti indipendenti”, specificando come tuttavia diverse critiche fossero state mosse “all’effettiva indipendenza della Commissione, alla luce dei collegamenti dell’iniziativa in parola con importanti organizzazioni finanziarie ed economiche: EAT-Forum è stato fondato dalla Fondazione Stordalen, finanziata, tra gli altri, dal Wellcome Trust”.

Ecco cosa scriveva integralmente la Rappresentanza italiana presso le Nazioni Unite a Ginevra il 22 marzo, pochi giorni prima dell’effettiva presentazione del rapporto Eat-Lancet:

https://italiarappginevra.esteri.it/it/news/dalla_rappresentanza/2019/03/comunicato-stampa-sul-lancio-del/

La Rappresentanza italiana all’Onu stigmatizzava come la Commissione identificasse diverse gradazioni di intervento pubblico per “cambiare il sistema alimentare globale”, che spaziano da misure più morbide (come l’“educazione” del pubblico attraverso campagne di informazione di massa) a misure più drastiche, che includono l’adozione di incentivi per alcune categorie di prodotti alimentari identificati come “sani”, l’adozione di disincentivi per le altre categorie merceologiche, la restrizione della libertà di scelta da parte del consumatore e, da ultimo, la TOTALE eliminazione della libertà di scelta da parte del consumatore. Il rapporto della Commissione afferma che – in tale ultima fase – l’industria alimentare dovrebbe semplicemente ritirare dal commercio i prodotti “inappropriati” e diversificare il proprio business”.

Pochi giorni dopo, il 28 marzo a seguito della presentazione, la Rappresentanza italiana ribadiva le proprie perplessità: “Nonostante l’ampio eco mediatico finora ricevuto dal rapporto, l’evento ha visto una partecipazione molto limitata”, scriveva. E nel riportare come il Chief Strategic Officer e del Director of Science avessero affermato che l’iniziativa EAT non è finanziata da soggetti imprenditoriali ed imprese multinazionali, ma ha ricevuto fondi unicamente dal Wellcome Trust, la Rappresentanza scriveva: “Ciò nonostante, sono in essere parteneriati strategici tra EAT ed altre iniziative (come FReSH), che raccolgono alcune tra le più grandi multinazionali del settore farmaceutico, chimico, alimentare e bio-tecnologico.

Quanto alle critiche relative al basso livello di evidenza scientifiche a giustificazione delle raccomandazioni dietologiche della Commissione, i panelists si sono limitati a rispondere sostenendo che il rapporto EAT Lancet si configura come il primo e più autorevole “peer review scientific assessment of planetary food”.

Da parte italiana, abbiamo colto l’opportunità per domandare alla Commissione EAT-Lancet se l’obiettivo sia effettivamente quello – messo nero su bianco a pag.478 del rapporto – di fare in modo che vengano adottate misure restrittive sulla libertà di scelta dei consumatori, giungendo fino alla totale eliminazione (tabella 6) della possibilità di scegliere, in modo informato, cosa mangiare, attraverso il ritiro dal mercato dei prodotti considerati “inappropriati”.

https://italiarappginevra.esteri.it/it/news/dalla_rappresentanza/2019/03/evento-di-lancio-a-ginevra-del/

 

-Il progetto FRESH

Un importante partenariato di EAT-Forum è stato istituito con FReSH (Food Reform for Sustainability and Health), una delle principali iniziative del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), che raggruppa alcune delle più grandi multinazionali nei settori alimentare, farmaceutico, chimico e del bio-tech, proseguiva ancora la Rappresentanza italiana.

In sostanza, scopo di FRESH, era quello di – nero su bianco – anteporre l’industria all’Agricoltura: “Capovolgere l’approccio convenzionale Farm-to-fork lavorando al Fork-to-farm“.

La dichiarazione Nero su bianco è inserita negli intenti di FReSH, il progetto del World Business Council for Sustainable Development (WBCSDche riunisce i big del mondo con le multinazionali del Food ma anche la Fao e la Commissione Ue per “trasformare il sistema alimentare” sulla base degli studi Eat. Tra le multinazionali che ne fanno parte, figuravano Basf, Bayer, Danone, Ikea, Unilever e Google.

Lo statement del partenariato chiarisce l’obiettivo da perseguire, che ribalta completamente la strategia del Farm to Fork, elemento fondante del New Green Deal  con cui l’Europa si è prefissa di raggiungere una maggiore sostenibilità. In particolare il Farm to Fork prevede un piano decennale con cui la Commissione europea vuole perseguire una transizione verso un sistema alimentare più equo e che sia sano e rispettoso dell’ambiente, in particolare perseguendo obiettivi come una mitigazione del cambiamento climatico, cibo sostenibile, sicuro e di facile accessibilità e soprattutto una inversione per la perdita di biodiversità anche tramite politiche di riduzione dalla dipendenza di pesticidi, antimicrobici e riducendo l’eccesso di fertilizzanti, in favore di una maggiore diffusione dell’agricoltura biologica.

FReSH, acronimo di Food Reform for Sustainability and Health, nasce come costola della Business Platform WBCSD, che racchiude le maggiori multinazionali del food, e ribalta quanto affermato dalla strategia adottata dalla Commissione europea, per lavorare ad al concetto di “fork to farm per sviluppare, implementare e scalare soluzioni trasformative allineate con obiettivi basati sulla scienza. Questo significa partire dalle persone e concentrarsi sulle loro abitudini di consumo. Quindi, lavorando a ritroso attraverso il sistema alimentare – dalla vendita al dettaglio, al confezionamento e alla distribuzione fino a come e cosa viene coltivato – per determinare quali leve aziendali possono tirare per contribuire alla riforma del sistema alimentare al fine di creare cibo sano e piacevole per tutti, prodotto in modo responsabile, all’interno del pianeta confini entro il 2030″.

 

 

Era già stato scritto in passato: