Agricoltura06/10/2022 15:59

Olanda ‘straccia’ Italia su export agricoltura e agroalimentare. Ismea: paese di multinazionali che producono poco, comprano a poco e rivendono a tanto

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Made in Italy agroalimentare? L'Olanda ci straccia, quanto meno nell'export. Grande poco più della Sicilia con i suoi 30mila km2, il Paese di Timmermans e di Frits Bolkestein, supera di gran lunga il Paese del mare, del sole e dei monti sulle esportazioni dei prodotti agroalimentari, pesca, silvicoltura e agricoltura. Come? comprano a poco, trasformano e rivendono a tanto. In Olanda, non è un caso, è uno dei paesi con il maggior numero di multinazionali.

L'Italia, secondo l'Osservatorio dei mercati esteri Ice, ha esportato in Olanda Prodotti dell'agricoltura, pesca e silvicoltura per un valore di 373,85 mln di euro nel 2019, di 395,96 mln di euro nel 2020 e di 478 mln di euro nel 2021.

Ma ha importato a sua volta dall'Olanda Prodotti dell'agricoltura, pesca e silvicoltura per un valore di 1.041,73 mln di euro nel 2019, 991,4 mln nel 2020 e di 1.188,92 mln nel 2021.

Il bilancio va ancora peggio per i Prodotti alimentari. L'Italia ha esportato per 982,01 mln di euro nel 2019 contro un import dai Paesi Bassi per 2.282,44 mln di euro; ha esportato prodotti alimentari per un valore di 1.003,42 mln di euro nel 2020 a fronte di un import di 2.116,46 mln. E nel 2021 il BelPaese ha esportato nei Paesi Bassi prodotti alimentari per 1.202,28 mln di euro contro un import di prodotti alimentari per 2.400,84 mln di euro.

I Paesi Bassi stracciano l'Italia dell'agroalimentare. Nel 2021, secondo l’istituto di statistica olandese, l’interscambio di beni tra i due Paesi è stato pari a 40,22 miliardi di euro, di cui 14,7 miliardi di importazioni nei Paesi Bassi dall’Italia (+26,8%rispetto al 2020) e 25,5 miliardi di esportazioni verso il nostro Paese (+32,4%), con un aumento dell’interscambio complessivo del 30,2% rispetto al 2020.

“Bisogna tener conto del fatto – spiega ad AGRICOLAE Fabio Del Bravo, Ismea, – che nei Paesi Bassi hanno sede numerose multinazionali che importano materia prima e reimmettono sul mercato prodotti agroalimentari, trasformati e non trasformati". Del Bravo spiega che dipende anche da una maggiore organizzazione che si traduce in valore aggiunto del prodotto (logistica, commercializzazione, pubblicità, confezionamento e in alcuni casi trasformazione). "I numeri non mentono: loro esportano circa l’80% della produzione agricola e il 60% dei prodotti trasformati: le nostre quote sono rispettivamente del 12 e del 27 per cento”.

"Sono una piattaforma commerciale che rappresenta un vero e proprio Hub agricolo dove arrivano i prodotti a basso costo e vengono rivenduti a prezzi più alti", prosegue. "Una questione che in passato aveva riguardato anche il Pecorino Romano. Usavano una triangolazione per cui veniva acquistato per essere rivenduto agli Stati Uniti. Ora in questo senso l'Italia è riuscita a prendere il pallino in mano".

Esempio è l'uva da tavola, che resta un segmento dall'alto potenziale.

Erano dati del 2013, quando secondo il dato Eurostat aggiornato a novembre 2012, i Paesi Bassi immettevano sul mercato estero prodotti dell’agroalimentare per un valore di 31,6 miliardi di euro. Stando ai nuovi dati dell'Osservatorio economico, le cose non sembrano affatto migliorare.

https://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php?id_paesi=81#

 

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