Agricoltura27/01/2024 18:12

Pac, ecco come e perché sta violando art.39 del Trattato Ue

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Trattori in strada a Parigi e Berlino contro alcune politiche europee che rischiano da tempo di mettere in ginocchio chi lavora la terra. Proteste anche in Italia, per motivi diversi. Ma volte a sottolineare, tra le difficoltà del settore, l'inadeguatezza di politiche comunitarie che sembrano quasi voler 'sostituire' la produzione Primaria con una produzione alternativa e contronatura. Come il cibo in provetta o farine di insetti.

Il ministro delle Politiche agricole e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha invitato i presidenti delle maggiori organizzazioni agricole a sedersi a un tavolo per condividere strategie e soluzioni e per un confronto politico e tecnico sulle scelte fatte.

Una Pac che invece che puntare sul lavoro di coloro che conoscono la terra per tutelare il territorio e l'ambiente, ha scelto di marginalizzarli ed escluderli, spesso insinuando una loro responsabilità per l'andamento del Pianeta e per la crescita dell'inquinamento.

Ma la Pac, così come è stata voluta dalla Commissione europea, improntata più al Green che alla produzione agricola, appare - secondo gli stessi dettami europei - illegale. La PAC post 2020 appare infatti in contrasto con le finalità che il Trattato dell’Unione europea attribuisce a tale politica, che sono: l’incremento della produttività dell’agricoltura, l’equo tenore di vita degli operatori, la stabilizzazione dei mercati, la sicurezza degli approvvigionamenti e la disponibilità dei prodotti a prezzi ragionevoli per i consumatori (art. 39 TFUE).

Il trattato sul funzionamento dell'Unione europea (in acronimo TFUE), costituisce assieme al TUE-Trattato sull'Unione Europea, le basi fondamentali del diritto primario nel sistema politico dell'UE. Secondo l'articolo 1 del TFUE, i due trattati hanno pari valore giuridico e vengono definiti nel loro insieme come "i trattati". Saltuariamente vengono pertanto anche indicati come "diritto costituzionale europeo", tuttavia formalmente sono trattati internazionali tra gli Stati membri dell'UE.

In sostanza, compito della Pac - secondo quanto stabilito dal Trattato di Lisbona - è quello di tutelare il reddito degli agricoltori e la produttività. E non 'greenizzare' il settore Primario, proprio a scapito della produzione e del reddito degli agricoltori.

La recente storia - piena di imprevisti - ha messo sul banco di prova la Politica comune europea: che ha fallito. Covid, guerra in Ucraina, maltempo. Aumento della povertà. Tutti elementi reali che hanno smentito le politiche prese fin qui, tanto da costringere la stessa Unione a 'concedere' agli stati membri la possibilità di destinare ulteriori terreni green alla produzione.

Da tempo il dibattito sulla riforma PAC post 2020 ha fatto emergere una contrapposizione tra due diverse visioni. Da una parte c’è quella che tende a sostenere il settore agricolo, tenendo conto dei vincoli ambientali e della necessità di migliorare le prestazioni in questo campo. Dall’altra c’è la visione che enfatizza il ruolo della sostenibilità, delle biodiversità e della lotta al cambiamento climatico, mettendo in secondo piano la necessità di assicurare un livello adeguato di produzione di alimenti di base e di garantire un reddito equo a favore delle imprese.

In passato, l’enfasi era centrata soprattutto sulla necessità di salvaguardare il reddito degli agricoltori, tenuto conto dei vincoli internazionali e di una diffusa ma non prevalente sensibilità ambientale.

Mai come nell’attuale la PAC, le aspirazioni degli ambientalisti hanno avuto un rilievo così importante.

Basti pensare a fine ottobre 2021, quando molte ONG hanno rivolto critiche all’operato del Consiglio dei ministri AGRIFISH e del Parlamento europeo che avevano appena finalizzato la posizione comune sulla riforma suscitando reazioni spaventate ed intimorite da parte di molti politici. È stata formulata l’esplicita accusa di annacquamento delle iniziali proposte della Commissione e di impiego della pratica del “green washing”.

La Politica agricola comune in corso implica un indebolimento della stessa, non solo dal punto di vista delle risorse finanziarie disponibili e del viraggio verso le questioni ambientali e della sostenibilità, ma pure in termini di “strumenti” da utilizzare per sostenere e favorire lo sviluppo del sistema agricolo europeo e per scongiurare situazioni di crisi e squilibri di mercato. Crisi e squilibri che sono avvenuti.

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