Inchieste08/02/2024 15:55

Proteste agricoltori, Pac impedisce di produrre in Ue e Arabia Saudita crea il New Dawn: garantire autosufficienza alimentare

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Mentre in Europa si chiede agli agricoltori di non coltivare le proprie terre, e i trattori scendono in piazza, in Arabia Saudita continuano le politiche di approvvigionamento per fare "tesoro" dei beni Primari, in primis del grano (carboidrati) e di pollo (proteine) per garantire e aumentare l'autosufficienza e fornire i prodotti alimentari essenziali mirati.

Se la Pac 2023-2027 chiede agli agricoltori europei di ridurre le proprie produzioni, il "New Dawn" 2023-2027  (nuova alba) del Regno Saudita è teso nella direzione di quella che viene chiamata in Arabia Saudita "Visione 2030" per garantire l'autosufficienza alimentare.

Lo scorso 19 luglio la Salic, una delle società controllate dal Fondo Pubblico d'Investimento, aveva aggiunto la brasiliana BRF al suo portafoglio di investimenti strategici "portando avanti - si legge sul sito ufficiale - il suo impegno verso la sostenibilità della sicurezza alimentare locale e globale" acquisendo 180 milioni di azioni BRF leader mondiale nel settore del pollame, che rappresentano il 10,7% delle azioni in circolazione per un valore di 1,27 miliardi di SAR.

La Saudi Agricultural and Livestock Investment Company (SALIC) è stata istituita con il Decreto Reale n. M / 22 del 4/18/1430 AH come società per azioni saudita di proprietà del Fondo pubblico per gli investimenti. La sua dottrina prevede che tutte le sue attività di investimento siano sia all'interno che all'esterno del Regno dell'Arabia Saudita, al fine di realizzare una strategia di sicurezza alimentare fornendo prodotti alimentari e stabilizzandone i prezzi. Ciò avviene attraverso la creazione di società controllate o attraverso partnership nazionali, regionali e internazionali.

La "SALIC" ha dichiarato che questo investimento "riflette la sua continua espansione per raggiungere i suoi mandati strategici di sicurezza alimentare globale e locale, che derivano dalla visione 2030 del Regno di sostenere lo sviluppo nazionale a lungo termine e di sostenere la fornitura di prodotti alimentari essenziali mirati". Attraverso alleanze e partnership globali, "SALIC" mira ad accedere all'origine di questi prodotti strategici e a sfruttare i vantaggi competitivi di questi investimenti. "SALIC" ha aggiunto che il pollame è un prodotto chiave nel Regno, considerando la rapida crescita della popolazione e il tasso di consumo locale relativamente alto di questo prodotto, che è in media di 43 kg pro capite all'anno, insieme all'obiettivo del Paese di continuare ad aumentare il tasso di autosufficienza del pollame.

Si legge sempre sul sito istituzionale, che l'investimento nel pollame "espande ulteriormente la sua collaborazione con gli attori globali per ottenere l'accesso all'origine delle proteine animali e adempie al suo mandato di sicurezza alimentare".

Salic, che nel 2022 ha fornito più di 1,2 milioni di tonnellate di materie prime strategiche, si è aggiudicata ultimamente la gara d'appalto per fornire grano al Regno ha vinto le gare d'appalto indette dall'Autorità Generale per la Sicurezza Alimentare nell'ambito di un programma per incoraggiare e sostenere gli investitori sauditi all'estero nella diversificazione delle fonti di acquisto del grano per migliorare la sicurezza alimentare nel Regno.

Inoltre, il 18 settembre scorso, la Salic ha annunciato - "in considerazione degli sforzi costanti e continui per migliorare ulteriormente la sicurezza alimentare nazionale", di aver aumentato la propria partecipazione nella Società Nazionale di Sviluppo Agricolo "Nadec", (una delle principali aziende nazionali del settore agroalimentare) dal 32,46% al 38,65%, per allinearsi ai propri obiettivi strategici e contribuire all'ambizione e alla crescita del settore agroalimentare locale. Si tratta del secondo aumento dopo la partecipazione iniziale di SALIC del 20%.

"Nadec", il cui Chairman of the Board of Directors è Mr. Abdulaziz bin Saleh Al-Rebdi, è una delle principali aziende nazionali del settore agroalimentare. "La sua scelta strategica di investire in prodotti alimentari locali - si legge sul sito ufficiale - è in linea con quella di SALIC" ed "è intenzionata a svolgere un ruolo più importante negli ecosistemi di sicurezza alimentare locali e regionali e a trasformarsi in un'azienda alimentare completa per aumentare l'autosufficienza in alcuni prodotti mirati e sostenere le catene di approvvigionamento all'interno del Regno".

La National Agricultural Development Company "NADEC" è una delle più grandi e importanti aziende nazionali leader nello sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento, soprattutto perché è la prima azienda agricola a essere quotata sul mercato azionario saudita. È anche una delle prime aziende agricole saudite ad essere stata fondata all'inizio degli anni '80, con l'obiettivo di raggiungere la sicurezza alimentare nel Regno, oltre a svolgere un ruolo centrale negli sforzi pionieristici dell'Arabia Saudita per migliorare la sicurezza alimentare regionale e globale.

Negli ultimi anni - si legge sempre sul sito ufficiale - è riuscita anche a essere parte integrante degli obiettivi e delle aspirazioni della Visione 2030 del Regno nel campo del raggiungimento della sicurezza alimentare. Per questo motivo, la strategia 2023-2027 della NADEC ha preso il titolo di "New Dawn" (nuova alba) per iniziare un nuovo percorso di cinque anni, che comprende settori promettenti, progetti eccezionali che la qualificano per entrare in nuovi mercati a livello locale e regionale e prodotti di alta qualità che soddisfano le esigenze e i requisiti di vari segmenti di consumatori all'interno e all'esterno dell'Arabia Saudita.

Già sotto il Covid, nel 2019, la società di Stato che commercia grano dell'Arabia Saudita - SAGO - aveva acquistato 60.000 tonnellate di grano ucraino dalla società di investimenti SALIC, mettendo a segno il suo primo acquisto da investimenti agricoli all'estero volti a migliorare la sicurezza alimentare del paese.

Gli stati del Golfo, - riportava Reuters - che dipendono dalle importazioni per circa l'80-90% del loro cibo, avevano versato denaro in contanti per l'acquisto di decine di migliaia di ettari di terreni agricoli a basso costo e di altri beni agricoli altrove per sostenere la loro sicurezza alimentare per oltre un decennio.

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