Agricoltura30/07/2024 15:32

Piano Mattei, Vecchioni (BF): portiamo in Africa innovazione e formazione in ottica partenariato industriale. In Algeria oltre 7500 lavoratori, concessione terra di 30 anni

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“In Algeria abbiamo un progetto nato con l’Fni (il Fondo nazionale strategico algerino) al 49%, mentre il 51% l’abbiamo mantenuto noi con BF. La logica del partner locale è quella vincente, avere cioè partner istituzionali ma anche, come abbiamo fatto in Ghana, dei partner locali che in alcuni casi sono anche organizzazioni della società civile che operano sul territorio. In questo senso abbiamo fatto anche un passaggio di crescita non organica che è stata l’acquisizione al 98% di Agriconsulting Europe, società molto importante nella consulenza dei paesi africani. Acquisizione che ci ha permesso di arrivare subito in oltre trenta paesi in termini di presenza con Bf International.”

Così Federico Vecchioni, amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi, in audizione presso la Commissione Esteri della Camera nell’ambito dell’esame dello Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di adozione del Piano strategico Italia-Africa: Piano Mattei.

“La forza di questo progetto è la concessione, il trasferimento di know how con personale di Bf ma anche, attraverso la nascita di Bf Educational, la formazione. Formeremo circa cinquecento ragazzi italiani e non, che verranno da paesi non solo africani a formarsi in Italia ed a fare corsi agritech. Stiamo negoziando una serie di accordi con la stessa Algeria con le loro università e con quelle di altri paesi che con noi collaborano. La logica è quella di avere un vivaio a cui poter dare opportunità in Italia ma anche nei paesi dove andiamo ad investire.

L’Algeria è stata interessata da un iter che ci ha visto negoziare un accordo per una concessione di 36mila ettari e che è molto importante. È la prima volta che un player italiano, in questo contesto si muove in modo organizzato, ossia con la capacità di saper gestire, ovviamente sulla base di alcune condizioni minime come la sicurezza, la disponibilità di risorsa idrica, le infrastrutture viarie minime.

La concessione è uno strumento che lascia la terra al paese che ne è destinatario ovviamente, la concessione consente a noi di fare degli investimenti e nel caso dell’Algeria abbiamo immaginato di fare un investimento che copra alcune filiere, in primis quelle cerealicole e dei legumi. Il governo algerino ha sancito che vuole 500mila ettari per il paese e per tutto il continente africano destinato a cereali. Ricordo che l’Algeria è importatore netto, così come tutto il nord Africa e ricordiamo anche cosa ha provocato nelle primavere arabe la mancanza di frumento tenero, quando non c’era più pane.

Quindi il ritorno ai cereali è un ritorno molto forte dell’Algeria, si parla di grano duro e di un prodotto che deve essere destinato al mercato locale. L’Algeria ha voluto una produzione da destinare al suo popolo e una parte ai restanti popoli africani, tra cui l’Egitto.

Ci sono anche investitori stranieri, il Qatar ha avuto anch’esso una concessione di 117mila ettari -quasi tre volte la nostra. Il nostro è un accordo strategico, la concessione deve essere ancora finalizzata in termini di disponibilità idrica, sono ancora in corso i sondaggi perché se non dovesse esserci l’acqua sarebbe difficile andare avanti.

Abbiamo presentato al governo algerino l’utilizzo meno dell’irrigazione a pioggia e molto invece della micro irrigazione e irrigazione di precisione. L’abbiamo già fatto in Sardegna e in Toscana. Sull’aspetto idrico ci sono alcune aziende insieme a noi come Irritec.

Il percorso che ci siamo prefissi in questi 30 paesi in cui siamo presenti è di lavorare a delle concessioni, prevedere degli investimenti -che rimangono in quei paesi alla scadenza delle concessioni, che pure sono molto lunghe-, i prodotti rimangono nei mercati locali.

Le risorse di questi investimenti hanno due schemi, uno che riguarda l’equity di Bf e dunque sono risorse nostre. Una parte, come nel caso Algeria, è una negoziazione con Fni per il 49% e il 51% nostra. Sotto questo profilo abbiamo interlocuzioni con Banca mondiale, con Banca Africana e con fondi dei paesi del golfo che sono molto interessati ad entrare in progetti di questa natura.

L’aspetto più significativo è vedere oggi un soggetto italiano che non ha un benchmark, non ci sono soggetti che si misurano con noi se non le multinazionali delle sementi o del trading, ma in questo caso noi non ci occupiamo del trading ma della produzione agricola.

Noi portiamo tutto il nostro know how, la meccanizzazione e la tecnologia italiana, compresa la ricerca genetica.

Tra i paesi che abbiamo in prospettiva, oltre all’Algeria, c’è sicuramente l’Egitto. Anche qui ci sono 10mila ettari di concessione in trattativa, non con il governo ma con soggetti privati.  Altri paesi dove operiamo come strategia sono Costa d’Avorio, Senegal, Ghana, Tunisia. Ci sono poi altri paesi come Marocco o Kenya dove oggi siamo già presenti con alcuni tecnici.

La formula di Bf non è legata a fenomeni di colonizzazione e neanche di assistenzialismo umanitario. Ha invece il caposaldo in un partenariato industriale coi soggetti e coi governi locali.

Entro la fine del 2024 vogliamo essere con la semina in almeno sette paesi per arrivare ai raccolti in primavera.

Il motivo economico nostro coincide con molte delle ragioni del Piano Mattei, poi noi esondiamo in altri paesi non contemplati all’interno del Piano.

Il nostro non è un progetto che vuole colonizzare ma vuole creare valore. Nel mondo non c’è nessuno che ha le caratteristiche di BF spa, ossia nessuno che può andare in Africa e dire ai governi locali di poter realizzare degli asset strategici -ovviamente con tecnologia italiana, manifattura e innovazione italiana- come già abbiamo fatto in Italia. Li invitiamo in Italia a vedere ciò che abbiamo realizzato per poterli rendere coscienti di ciò che abbiamo realizzato.

In Italia abbiamo fatto una filiera agro industriale moderna con un approvvigionamento di capitale fondiario, quindi la terra come sottostante. Una terra coltivata con le grandi innovazioni dell’agricoltura di precisione, con la mappatura dei terreni, col controllo dell’acqua e con una genetica a cui abbiamo dato una vocazione diversa rispetto al passato. In parallelo si formano le persone, da qui l’accordo con le università italiane e la costruzione di una Bf educational.

In Ghana abbiamo già 110 persone che lavorano nella Bf Ghana e che lavorano con noi anche in Italia. I nostri progetti l’avremmo portati avanti indipendentemente dal Piano Mattei, ma c’è una coincidenza di approccio e di vedute. L’innovazione che portiamo è anche nella formazione delle persone con figure professionali che nel passato non c’erano. Inoltre generiamo ricchezza che rimane in quei paesi, non c’è ottica colonialista.

In merito al tema delle esportazioni di prodotti africani in Italia, non c’è alcun riferimento nel documento firmato da Bf. Non si parla di esportazione di grano algerino in Italia, è una opzione che non abbiamo firmato, il grano rimane in Africa.

I lavoratori coinvolti nel progetto in Algeria sono 1600 diretti e 6000 indiretti. La concessione della terra dura dai 30 anni in su. In Ghana sono 43 anni.”

Per saperne di più: 

Africa, 45mld dollari/anno di import agricolo ma 65% terre ancora non coltivate. Da BF il più grande progetto agricolo del Mediterraneo: concessione di 36mila ettari

Piano Mattei, al via in Algeria progetti di formazione professionale e produzione agricola. BF Spa partner strategico

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