Agricoltura15/06/2024 15:03

Africa, 45mld dollari/anno di import agricolo ma 65% terre ancora non coltivate. Da BF il più grande progetto agricolo del Mediterraneo: concessione di 36mila ettari

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Prosegue l'impegno del Governo italiano in Africa e prende sempre più forma -con progetti concreti- il Piano Mattei, specialmente in uno dei suoi punti chiave, ossia in tema di agricoltura e formazione professionale.

In tale ambito, è in via di adozione in Algeria il progetto di agricoltura sostenibile che coinvolgerà il Gruppo agroindustriale italiano controllato da Bonifiche Ferraresi SpA per la concessione strategica di circa 36.000 ettari da sviluppare con attività agro-industriali in collaborazione con i partner algerini. Il più grande investimento in agricoltura sostenibile fatto sinora dall’Italia nella sponda sud del Mediterraneo.

Un progetto che va incontro alla necessità di fornire risposte ad una popolazione mondiale in crescita e che vede nell'Africa -capovolgendo il paradigma- una possibile soluzione alla sfida di garantire cibo e produzioni di qualità.

Entro la fine del secolo più di 8 persone su 10 nel mondo vivranno in Asia o in Africa (quest'ultima attualmente ha una popolazione di 1,3 miliardi di persone e per il 2100 dovrebbe crescere arrivando a 4,3 miliardi). A crescere leggermente saranno anche l’America e l’Oceania, spiega Max Roser in un articolo pubblicato su Our World in Data, l’ente di ricerca da lui fondato e diretto.

L'agricoltura e la sfida di garantire terre coltivabili diventa allora un tema prioritario all'interno delle agende politiche dei governi.

Emerge infatti come il continente africano abbia il 60/65% delle terre arabili ancora non coltivate. Un potenziale enorme che garantirebbe non solo maggiore sicurezza alimentare a livello globale, ma lo sviluppo di una economia locale. 

"Secondo stime correnti in Africa si trova il 65% delle terre arabili finora non coltivate e che serviranno quando nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di individui. L’Africa ospita la più grande frontiera agricola che fronteggia il deserto ovvero 400 milioni di ettari di terra di cui soltanto il 10% è coltivata. Oltre alla disponibilità di terre il comparto della trasformazione è ancora poco sviluppato" dichiarava nel 2018 Akinwumi Adesina, presidente della Banca africana di Sviluppo.

Dello stesso parere anche Josefa Sacko, commissario dell’Unione Africana per l’economia rurale e l’agricoltura, come riporta Euractiv: 

"Attualmente l’Africa spende 45 miliardi di dollari (41,4 miliardi di euro) ogni anno per le importazioni di prodotti alimentari – denaro che potrebbe essere speso invece per sviluppare il settore agricolo nazionale.

Con il 60% delle terre coltivabili finora incolte, c’è un grande potenziale per incrementare la produzione agricola. Abbiamo l’ecosistema per nutrire l’Africa e per nutrire il mondo”.

Come sottolinea Akinwumi Adesina l’Africa produce il 75% del cacao consumato nel mondo (con Costa d’Avorio e Ghana che da sole ne producono il 65%) ma secondo i dati AfDB riceve soltanto il 2% dei 100 miliardi di dollari generati ogni anno dall’industria.

Se l'Africa può essere la Grande Madre che sfama il mondo è necessario però supportare quella crescita con tecnologie e know how in grado di garantire valore aggiunto alla filiera e sviluppare un settore agroindustriale che ad oggi è quasi inesistente. Secondo i dati di Nomisma la domanda di prodotti zootecnici in Africa raggiungerà quota +145% (in volume) per quanto riguarda nello specifico il mercato della carne entro il 2050.

Aiutare l'Africa nel suo processo di ammodernamento e sviluppo rappresentama una opportunità di crescita per la stessa Europa, come ha capito la Cina.

Altrettanto importante diviene allora il tema dello spreco alimentare e di diete sostenibili e salutari (il sovrappeso e l'obesità sono ora drammaticamente in aumento nei paesi a basso e medio reddito, evidenzia l'Oms).

Ogni anno dal 33 al 40% del cibo mondiale viene perso o sprecato. Si stima che durante o subito dopo il raccolto venga perso cibo per un valore di 600 miliardi di dollari, secondo i dati di un rapporto redatto da McKinsey dal titolo “Reducing food loss: What grocery retailers and manufacturers can do”.

Numeri allarmanti, tanto più se messi in relazione a quelli sulla insicurezza alimentare.

Il numero di persone che soffrono di grave insicurezza alimentare e che necessitano urgentemente di cibo, nutrizione e assistenza per il proprio sostentamento è aumentato per il quarto anno consecutivo nel 2022, con oltre un quarto di miliardo di persone che affrontano la fame acuta e con persone in sette paesi a rischio della vita per la fame, secondo l’ultimo Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari (GRFC), scrivono le Nazioni Unite.

Il rapporto rileva che, nel 2022, circa 258 milioni di persone in 58 paesi e territori hanno affrontato un’insicurezza alimentare acuta a livelli di crisi o peggiori (Fase IPC/CH 3-5), rispetto ai 193 milioni di persone in 53 paesi e territori nel 2021.

“Più di un quarto di miliardo di persone stanno ora affrontando livelli acuti di fame, e alcuni stanno rischiando la vita per la fame. È inconcepibile”, ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres nella prefazione al rapporto. “Questa settima edizione del Rapporto globale sulle crisi alimentari è una aspra accusa all’incapacità dell’umanità di compiere progressi verso il secondo Obiettivo di sviluppo sostenibile di porre fine alla fame e raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione per tutti”.

Secondo il rapporto, oltre il 40 per cento della popolazione nella Fase 3 IPC/CH o superiore risiedeva in soli cinque paesi: Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, parti della Nigeria (21 stati e il Territorio della Capitale Federale – FCT ) e Yemen.

 

Era stato scritto: 

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