Grano duro, in Italia arretra produzione mentre avanza export da Turchia e Usa. Incidono clima e speculazioni

Tempi duri per il grano duro italiano. I principali Paesi competitor ed i nuovi trader globali come la Turchia, continuano ad aumentare la propria produzione ed esportazione, mentre nella Penisola mediterranea, che è al centro del cambio climatico, le rese continuano a diminuire erodendo progressivamente la redditività degli agricoltori i quali seminano sempre di meno.

Il grano oggi, per via del cambiamento climatico, si riesce a produrre in Paesi dove prima era impensabile avere grandi produzioni. Per contro, in altri Paesi produttori tradizionali, come gli USA o il Canada, si registrano aumenti delle superfici coltivate a grano duro, mentre si riducono quelle a tenero. Lobiettivo dei due colossi produttivi è quello di entrare, con il rafforzamento dellattività di export, nella partita, ormai sempre più finanziaria, del mercato del grano duro.

Lo scenario internazionale – Guardando allo scenario internazionale, si prevede che la produzione globale di grano duro nella campagna 2024/25 diminuirà di 7,4 milioni di tonnellate assestandosi a 790,8 milioni di tonnellate su scala globale che è comunque un dato di record.

Si tratta di una perdita di volumi, su scala mondiale, di circa un punto percentuale di media, riferiti a questa campagna 2024/25 rispetto a quella precedente. Ma siamo in un quadro di unulteriore anno record di produzione globale con un totale di circa 790 milioni di tonnellate di prodotto.

I Paesi che guidano la perdita di volumi sono principalmente la Russia che ha avuto eventi climatici eccessivi legati al caldo prolungato prima, allintensificarsi della siccità e, successivamente, alleccesso di gelo che hanno cambiato la situazione dei campi da un mese allaltro. In seconda battuta, minori rese si hanno anche in Unione Europea, Ucraina (colpita dalla siccità) e Regno Unito.

La produzione di grano dellUnione Europea è ridotta sulla base dei rendimenti previsti inferiori in Francia, dove le valutazioni sulle condizioni delle colture sono le più basse degli ultimi 4 anni a causa delle piogge eccessive e persistenti. Stessa situazione nel Regno Unito. Anche in italia, il clima ha remato contro. Nel Paese leader mondiale della produzione di pasta, il grano duro sta vivendo una stagione molto difficile con perdite che arrivano anche al 50% a causa della siccità e del caldo eccessivo nelle regioni principali per questa coltivazione che sono la Puglia e la Sicilia. Per contro, nella Penisola, la campagna del grano tenero, prodotto nel nord del Paese, ha risentito delle forti piogge e grandinate che hanno colpito alcune regioni strategiche come la Lombardia e il Piemonte e che hanno ritardato la raccolta di circa due settimane e stanno iniziando a entrare nei campi in questi giorni che, in condizioni normali, avrebbero dovuto essere gli ultimi della stagione di raccolta. Molto buona la qualità del duro italiano, mentre risulta meno performante il grano tenero.

Compensano, in parte, queste riduzioni, la produzione di grano argentino che è aumentata da 0,5 a 17,5 milioni di tonnellate su unarea più ampia a causa del miglioramento della redditività (aumento dei prezzi) e dellumidità sufficiente in alcune regioni produttrici chiave e le produzioni nordamericane.

La corsa in avanti statunitense – Ricomincia la corsa allexport degli USA anche se si è ancora lontani dai volumi di trading globale registrati quattro campagne fa. Uno sprint di export che tende a consolidare la quinta posizione degli Stati uniti nel ranking globale degli esportatori di grano duro.

Gli USA puntano sullaumento della produzione di grano duro, in previsione del calo di rese globali, mentre è al ribasso quella del tenero.

Secondo un report della Cornelly University diffuso dallUSDA, si prevede che le esportazioni di grano degli Stati Uniti per il 2024/25 aumenteranno da 700 chili (quasi azzerate) a 22 milioni di tonnellate sulla base di maggiori forniture interne e di una ridotta concorrenza da parte di altri principali esportatori.

In un contesto di aspettative inferiori per i raccolti di questi principali esportatori, i prezzi del grano negli Stati Uniti hanno iniziato ad avvicinarsi a quelli degli altri principali esportatori di grano. Lo spread tra Hard Red Winter statunitense (prezzo FOB, valutato a bordo) e grano francese (FOB di Rouen) si è ridotto notevolmente, mentre altre classi chiave rimangono altamente competitive con altri importanti esportatori. Anche nonostante laumento delle esportazioni di questo mese, il calo a lungo termine della quota statunitense del mercato globale è ancora evidente poiché le esportazioni totali sono inferiori del 20% al 2020/21 sicché anche per Washington questanno non sembra attesa una scalata nel ranking globale degli esportatori di grano duro rimanendo il quinto fornitore di grano al mondo.

La produzione di grano statunitense per la campagna 2024/25 è prevista a circa 51 milioni di tonnellate, in aumento di quasi 500mila tonnellate rispetto alle previsioni di maggio e in aumento del 3% su base annua.

Secondo il rapporto del 12 giugno del National Agricultural Statistics Service (NASS) dellUSDA, per il raccolto di grano invernale degli Stati Uniti 2024/25, si prevede un aumento di circa 500mila tonnellate rispetto alle previsioni contenute nel rapporto ddi maggio, con una maggiore produzione di Hard Red Winter che compensa le riduzioni della produzione di Soft Red Winter (SRW) e White Winter. La superficie raccolta dal grano invernale è rimasta invariata a 25,2 milioni di acri, in aumento del 2% rispetto allo scorso anno.

La produzione della varietà Hard Red Winter è in aumento di circa 600mila tonnellate e si assesta a quasi 20 milioni di tonnellate. Le rese totali di grano invernale sono state riviste al rialzo in Kansas e Montana, entrambi i principali Stati produttori di Hard Red Winter. La superficie raccolta è aumentata di anno in anno grazie a una minore quantità di acri abbandonati e a rese con condizioni che sono migliorate sostanzialmente rispetto al raccolto colpito dalla siccità dello scorso anno.

Per contro, la produzione di Soft Red Winter è prevista in calo di 55mila tonnellate rispetto al mese precedente quando ammontava a 9,3 milioni di tonnellate.

Secondo lIstituto americano di statistica (NASS), la produzione di grano duro e altro grano primaverile nel 2024/25 è stimata complessivamente in 16 milioni di tonnellate praticamente invariata rispetto al mese precedente.

Il prezzo agricolo medio della stagione 2024/25 è aumentato di poco più di 20 dollari a quintale fino a 32dollari sulla base dei recenti aumenti nei mercati dei futures in un contesto di aspettative di una minore fornitura globale di grano.

La produzione russa – Il mercato si attende un calo di 5 milioni di tonnellate di grano duro russo già dal mese di giugno. Ciò perché, la parte europea della Russia, dove viene coltivato principalmente il grano invernale, è stata colpita da temperature gelide a maggio e da siccità e caldo per gran parte della stagione di crescita.

Secondo ilultimo JRC MARS Bulletin Global Outlook on Russia (edizione di luglio), eventi meteorologici sfavorevoli hanno portato a una riduzione delle aspettative di resa e produzione per i cereali invernali, la campagna di semina dei cereali invernali, limitata soprattutto alla Russia europea, non ha avuto tregua.

È stata ostacolata inizialmente dalla siccità del terreno e poi dalle frequenti ed abbondanti precipitazioni nelle principali regioni produttrici. Durante l’inverno, si sono verificati danni dovuti al gelo nell’area del Volga; tuttavia, lo svernamento e la ricrescita complessiva dei cereali invernali hanno avuto successo grazie a temperature prevalentemente miti. All’inizio di maggio, però, gli eventi di gelo hanno causato danni considerevoli nei distretti centrali e meridionali. La siccità nel sud della Russia, combinata con londata di caldo di giugno, ha ulteriormente abbassato le prospettive di rendimento dei cereali invernali.

Diverso il discorso per le varietà primaverili il cui sviluppo è avanzato nella Russia europea e la crescita dei raccolti è discreta nelle aree settentrionali e orientali, ma lapprovvigionamento idrico ha iniziato a diventare limitante nel sud.

Nella Russia asiatica, dove si coltiva la maggior parte dei cereali primaverili, la semina è iniziata presto, ma è progredita lentamente a causa del clima freddo e umido di maggio; di conseguenza si prevede una diminuzione della superficie seminata a cereali primaverili. Le condizioni sono migliorate nel mese di giugno e i cereali primaverili sono attualmente in buone condizioni nelle regioni meridionali, ma più deboli al nord.

La campagna turca 2024/25 – Anche questanno, nella campagna cerealicola turca, il vero protagonista sarà il TMO, ossia lUfficio Turco dei prodotti agricoli che, già dallanno scorso, gestirà tutte le operazioni di trading internazionale del grano duro.

Sempre più agricoltori scelgono di vendere a TMO a prezzi locali che vanno da 280 a 300 euro a tonnellata. La merce viene consegnata ai magazzini/silos di TMO – afferma Alessandro Peri, Sales account Cereals and Semolina for Food Industry ed esperto del mercato europeo -. I prezzi locali attuali, ossia ad inizio campagna, sono ancora più bassi. Si viaggia intorno ai 260-270 euro tonnellata per grano duro turco di buona qualità con proteine ​​che vanno dal 12,5% al ​​14,5%, a seconda della località e dei termini di pagamento. Tuttavia lesportazione è molto lenta. Secondo le stime, fino ad ora, si ritiene che siano state contrattualizzate (ovvero autorizzate allesportazione) solo 100mila tonnellate. Non sono state concesse nuove autorizzazioni. Se i buyer italiani di grano duro si stanno orientando verso i 320 euro a tonnellata con consegna in Italia, i venditori turchi premono per arrivare alla quotazione di 340-350 USD/ton (prezzo con consegna in Italia) nonostante le norme legali prevedano un prezzo minimo FOB di 360 USD, ossia valutazione a bordo.

Ancora più lento il mercato interno della Turchia. I produttori locali di pasta sono lenti nellacquistare il grano duro locale, principalmente a causa degli alti tassi di interesse mensili che arrivano quasi al 5% e, in seconda battuta, per lincertezza del mercato. I produttori di bulgur però acquistano più grano duro dei produttori di pasta.

Il grano duro proveniente da Spagna, Grecia, Canada, Russia e Kazakistan – dice Peri – questanno farà sicuramente concorrenza al grano duro turco ma non siamo troppo sicuri sui loro prezzi. In conclusione, forse il fattore determinante sarà il mercato nordafricano. A tal proposito, la cartina tornasole sarebbe lapertura di gare di appalto per testare il mercato. Qui la Turchia non avrebbe rivali.

Il mercato italiano del grano duroNonostante la mancanza di prodotto italiano (-40% di media prudenziale), le quotazioni di mercato, sia per il grano duro che per il tenero, continuano ad essere basse e non arrivano a coprire i costi di produzione per la concorrenza straniera e per le aspettative di sviluppo del mercato nel corso dei mesi.

La perdita di redditività sta portando, in Italia, ad una riduzione delle superfici coltivate a gran0o duro che, in tutto il paese, è dell11% in meno. In realtà, questa percentuale è stata in parte influenzata dal fatto che il via libera europeo ai sostegni finanziari è arrivato in ritardo (a febbraio) rispetto al tempo di semina, influenzando le scelte di parte degli agricoltori.

È un cane che si morde la coda, perché è una conseguenza inevitabile che, mancando prodotto nazionale, aumenta la dipendenza dal prodotto estero. Se in tempi di campagne normali il rapporto era di 60% produzione interna e 40% importazioni, oggi la proporzione è nettamente invertita.

La contrazione delle semine di grano duro – specifica Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia, la provincia pugliese considerata il cuore produttivo del grano duro italiano – dimostra in ogni caso come, per gli agricoltori questa coltura sia considerata sempre meno appetibile. Oggi, quello che andrebbe fatto è una grandissima campagna di comunicazione per incentivare il consumo di pasta italiana, prodotta con grano italiano.

Il trend al ribasso della domanda di pasta sul mercato mondiale e sullo stesso mercato italiano, porta i trasformatori e, in genere lindustria pastaria nazionale, a scegliere prodotti che, pur garantendo una qualità analoga a quella delle colture domestiche, si presentano sul mercato a prezzi più vantaggiosi.

La qualità del grano duro italiano di questa campagna è molto buona ma non servirà a compensare le perdite di volumi.

In termini di peso elettrolitico e di contenuto proteico – spiega Carlo Maresca, presidente della Federazione nazionale cereali alimentari di Confagricoltura -, il grano duro italiano, questanno ha raggiunto livelli eccezionali con valori mai visti prima. Nelle nostre campionature abbiamo registrato contenuti proteici non inferiori al 14% con punte fino al 18% grazie proprio al caldo e alla mancata pioggia. Tutti fattori che però hanno letteralmente abbattuto la resa per ettaro e anticipato la campagna di una settimana – dieci giorni.

La convenienza deriva non solo dalle differenze di quotazioni legati ai vantaggi che si realizzano al cambio valuta, ma anche dal fatto che le regioni produttive italiane, sono ormai sempre più colpite dal cambio climatico con la conseguenza che le rese si stanno riducendo pesantemente e con continuità da almeno tre anni e non garantiscono ai trasformatori la continuità di fornitura richiesta.

Il cambio climatico in atto – afferma Nicola Gherardi, grande produttore di grano tenero nella provincia di Ferrara, in Emilia-Romagna, dove coltiva circa 400 ettari – sta determinando che le aree tradizionali di produzione, come quelle del mediterraneo, sono in forte declino, mentre si stanno sviluppando queste colture in Paesi laddove prima non si produceva in maniera significativa. Tuttavia parlare solo di cambio climatico, è riduttivo. Il mercato delle commodities è ormai legato a doppia mandata a logiche completamente distanti dalleconomia reale e più vicine a quelle finanziarie e quindi soggette a grandi speculazioni. Un ruolo chiave, in questo meccanismo, lo svolgono i centri di stoccaggio, spesso gestiti dai mulini più importanti, i quali hanno contratti da onorare con la nostra industria, sia in termini di qualità che di quantità di prodotto da fornire.

Il prodotto estero che inevitabilmente entra in Italia, per laumento del fabbisogno di grano sia tenero che duro, intossica i mercati nel senso che crea un disequilibrio tra domanda e offerta. Il quadro è piuttosto complicato in Italia e la crisi del comparto è dietro langolo. Pronta a scoppiare anche per il cambio di rotta della politica europea e delle modalità, sempre più complesse di erogazione delle sovvenzioni ai produttori.

Quella di questanno – specifica Schiavone – è la peggiore campagna dal 1982. Abbiamo avuto la peggior siccità registrata da quellanno. Già, nelle regioni del sud, dove si è completata la raccolta, stiamo registrando perdite di volumi del 50%. Nel centro e nord del Paese, dove pure ci sono appezzamenti di grano duro, si registrano anche riduzioni di rese, anche se meno importanti (-20%). Le regioni dove il raccolto sta andando bene sono le Marche, innanzitutto, che ha beneficiato di condizioni climatiche particolarmente favorevoli e, in minor misura, anche il Lazio che in termini di quantità sta ottenendo buone rese ma una qualità non buonissima.

La provincia di Foggia, con i sui circa 200mila ettari coltivati a grano duro, è un campione molto rappresentativo della produzione italiana – spiega Marino Pilati, direttore di Coldiretti Foggia -. A causa della siccità, questanno abbiamo registrato rese comprese tra i 20 e i 25 quintali per ettaro quando normalmente si arriva anche a 50. Questo vale per i campi che non hanno irrigato. Quelli che hanno aumentato linput di acqua con irrigazioni di emergenza (circa il 10% delle superfici) sono riusciti ad arrivare a rese tra gli 80 e i 100 quintali per ettaro, ma sono produzioni marginali.

In Sicilia è andata ancora peggio con rese intorno ai 5 quintali per ettaro in alcune zone particolarmente sofferenti (in Basilicata circa 7). Nellisola italiana, la siccità non ha risparmiato nessuno al punto che alcuni agricoltori sono stati costretti ad abbattere migliaia di capi di bestiame a causa della mancanza di acqua.

Il problema si è presentato anche sui costi legati alle concimazioni poiché questanno sono state necessarie anche seconde concimazioni. Tuttavia la maggior parte dei produttori, prevalentemente piccoli, non ha potuto effettuale perché molto costose (circa di 50mila euro complessive per ettaro) e non remunerate dai prezzi di vendita.

La borsa di Foggia – Per la qualità elevata ottenuta del grano duro, la borsa di Foggia, la più importante del paese, questanno ha fissato i prezzi solo per due categorie merceologiche: il fino (prima qualità) e il mercantile buono (seconda scelta).

Una vera e propria follia – denuncia Pilati – perché il grano va prezzato tutto. Basti pensare solo al fatto che circa un quarto degli agricoltori ha ancora il grano dallanno scorso nei magazzini che non sono riusciti a vendere per la bassa qualità e che speravano di potere reintrodurre sul mercato con il sistema delle miscele.

Le quotazioni della borsa di Foggia, viaggiano intorno ai 34 euro a quintale per il fino che rappresenta circa il 90% della produzione i questanno.

Per evitare ulteriori abbassamenti dei prezzi, allarrivo della prima nave di grano turco, i produttori e le istituzioni italiane hanno fatto un presidio al porto di approdo, quello di Bari, istituendo il primo Tavolo interforze per la qualità dei cerealiche ha messo insieme, oltre ai produttori e ai rappresentanti del ministero, anche la Guardia di Finanza, i Carabinieri forestali, la repressione frodi e i Nas (Nucleo anti sofisticazione).

La merce scaricata – ha detto Pilati – è passata al vaglio di una lente di ingrandimento . Si è trattato della più accurata indagine qualitativa mai vista. Il risultato è stato che il grano di importazione era oggettivamente buono.

Il grano tenero italiano – Indietro di quindici giorni la raccolta in Lombardia e Piemonte a causa delle forti piogge che hanno reso inaccessibili i campi fino a pochi giorni fa. In Emilia-Romagna, cuore pulsante della produzione di grano tenero, le cose vanno diversamente. La quantità c’è ma la qualità questanno è minore rispetto agli altri anni.

Complessivamente la campagna del tenero italiano sta andando al ribasso sia con i volumi. In calo del 30% in Emilia Romagna, forse qualcosa in più nelle altre regioni ancora sotto il giogo delle precipitazioni. Al ribasso anche la qualità del prodotto.

A Ferrara, una delle province di coltivazione del tenero – precisa Gherardi – la raccolta è a buon punto. Le indicazioni che abbiamo legate al nostro territorio è che sarà una campagna di luci e ombre. Abbiamo zone con produzioni interessanti e rese fino a 80 quintali per ettaro ed altre che si attestano sotto la media della zona (70 q/ha) arrivando fino a 50 quintali lettaro. Molto dipende dal tipo di territorio e dai suoli o anche dalle tecniche colturali. Anche questanno la Romagna, quindi la parte est della regione, è stata colpita da forti piogge e grandinate. Anche se lacqua non è mancata, il prolungato periodo di rovesci ha causato un abbassamento della qualità del prodotto per un superamento dei limiti di umidità ammessi. Peraltro la raccolta è stata divisa in due fasi dai temporali. Il primo raccolto è stato molto interessante con un contenuto proteico tra il 13 e il 15% e un peso specifico tra 84 e 85%. Dopo le piogge di dieci giorni fa, la situazione è cambiata. Si sono persi almeno cinque punti percentuali di peso elettrolitico. Stanno andando male le quotazioni di mercato con prezzi che si assestano intorno ai 22 euro, ben sette euro al di sotto della soglia di redditività. Per far fronte a queste incertezze produttive stiamo spingendo sullinnovazione tecnologica. Oggi circa il 20-30% delle superfici sono coltivate con tecniche di Agricoltura 4.0, sono i primi test che, però, ci hanno portato a ridurre il costo degli input fino al 15%. Stiamo iniziando anche a sviluppare modelli di economia circolare.

Mariangela Latella

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