Inchieste07/06/2024 12:23

Olanda, meno requisiti per import extra-Ue. E rivende a Stati membri a discapito sicurezza, salute e ambiente. I DATI

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Come importare prodotti alimentari e di altro genere in Europa? Sfruttando i porti olandesi, non solo perché i Paesi Bassi hanno una logistica avanzata e sfruttano il dumping fiscale, ma soprattutto perché i requisiti richiesti per le merci sono quelli meno restrittivi tra tutti i paesi europei.

Nel 2023, secondo i dati riportati dal sito ufficiale, il porto di Rotterdam ha movimentato un volume totale di merci pari a 438,8 milioni di tonnellate, decimo porto al mondo e unico europeo in classifica. Nel 2022, secondo il rapporto ufficiale europeo,  alle sue spalle, ma con quasi 200 milioni in meno, si piazza Anversa (Belgio) mentre Amburgo, il terzo, si ferma a 111 milioni, poco sopra Amsterdam, sempre Olanda, con 96. Per comprendere la differenza basta scorrere l’elenco per arrivare al primo porto italiano, Trieste, che arriva a 64 milioni di tonnellate, quasi sette volte in meno rispetto al capofila del Vecchio Continente.

Anche per questo l’Olanda, nonostante sia grande una volta e mezzo la Sicilia, è al secondo posto in Europa per l’export: nel 2023 ha generato un valore di 845 miliardi di euro, importando beni per 712. Ad impressionare è anche il valore delle riesportazioni: 334 miliardi di euro, di cui ben 263 verso gli altri paesi europei e solo 70 per le destinazioni extra Ue: di fatto quello che entra nei porti Orange è destinato ad essere poi esportato verso gli altri membri dell’Unione.

Ma da cosa nasce questo enorme vantaggio commerciale? Le ragioni sono di origine storiche – l’Olanda è da sempre un paese dedito al commercio, fin dalla nascita dell’impero, nel XVII secolo - e geografiche, vista la centralità rispetto al continente e alla facilità di creare approdi proprio per la morfologia delle coste.

Ma a questi fattori se ne aggiungono altri ancora più determinanti. Le infrastrutture logistiche, sia fisiche che digitali, sono avanzate e consentono di sbarcare velocemente le merci, poi immesse verso le destinazioni finali attraverso strade e ferrovie; a queste però si aggiungono le azioni di dumping fiscale da cui l’Olanda ha sempre tratto vantaggio.

L’aspetto determinante è però l’applicazione dei requisiti normativi a cui devono essere sottoposti i prodotti in arrivo. L’Europa ha infatti scelto un duplice approccio per quanto riguarda le leggi legate all’importazione di beni dagli altri paesi: una “orizzontale”, basata sui Regolamenti n. 852/2004 e 178/2002, e una “verticale”. La prima ricopre le norme generali, una sorta di minimo comun denominatore che tutti i paesi membri devono rispettare su aspetti come additivi, etichettature, igiene, mentre sulla seconda viene lasciata libertà per alzare i requisiti tanto che, ad esempio, il documento ufficiale del Foreign Agricolture Service degli Stati Uniti mette in guardia gli esportatori a prestare particolare attenzione alle singole legislazioni nazionali.

In particolare ci sono paesi, come Italia e Spagna, con norme interne molto più restrittive per la sicurezza alimentare, la salute e l’ambiente che renderebbero complicato importare beni, ma esiste un modo per superare questi limiti, assolutamente consentito, ma che genera più di una perplessità, ed è quello del riconoscimento reciproco.

Proprio come sottolinea il dipartimento americano per l’agricoltura, “il riconoscimento reciproco, laddove la legislazione non è stata armonizzata a livello europeo, dovrebbe garantire la libera circolazione delle merci nell'UE. In base al principio del mutuo riconoscimento, i prodotti legalmente prodotti e/o commercializzati in uno Stato membro dovrebbero poter essere commercializzati in qualsiasi altro Stato membro”. L’unica eccezione prevista è nei casi in cui un Paese possa dimostrare di nutrire preoccupazioni per la sicurezza pubblica, la salute o l'ambiente in merito a un prodotto destinato all'importazione.

Grazie a questa facilitazione normativa l’Olanda importa beni dai paesi extra Ue, li sdogana inserendoli poi nel commercio europeo, dove possono venire distribuiti senza alcuna restrizione inizialmente prevista dalle legislazioni nazionali, superando barriere che altrimenti sarebbero troppo complesse.

In questo modo i "frugali" Paesi Bassi marcano sempre un segno positivo nella bilancia commerciale, che lega la sua forza alle riesportazioni – sempre complesse da individuare – e sfrutta “l’Effetto Rotterdam” per creare ricchezza anche dove la produzione interna non sarebbe in grado di contribuire efficacemente, a discapito di tutti gli altri membri dell’Unione Europea, Italia compresa.

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