Inchieste07/10/2022 12:06

L’Opa dell’Olanda e dei Paesi del Nord su Italia facendo leva su energia, cibo sintetico e proibizionismo. Dal food, al vino, al turismo: Pmi Made in Italy a rischio colonizzazione

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Le imprese italiane soffrono. Alcune resistono, altre chiudono. I debiti salgono e le difficoltà aumentano. Nel frattempo vengono imitate, e 'scippate' del loro Know how. A volte comprate.

E se l'Italia chiede un'etichetta di origine, l'Unione europea storce il naso. Ma quando si tratta di un etichetta a colori basata su parametri discutibili che di fatto danneggerebbe i grandi must del Made in Italy agroalimentare, a Bruxelles si corre in fretta e furia, fino a cercare di chiudere la partita entro il 20 novembre. Operazione poi non riuscita.

In questo contesto i piccoli imprenditori italiani si trovano strangolati dalle bollette a causa di un prezzo del gas che sembra impazzito in preda a speculazioni finanziarie. Tanto che a molti conviene chiudere: con il loro lavoro non coprirebbero la spesa energetica necessaria per il proseguimento dell'attività.

Molti gli elementi contingenti che pesano sulle imprese:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Insomma, sembra proprio che non solo il Made in Italy agroalimentare faccia gola ai paesi del Nord, Olanda in primis. Ma tutto il sistema italiano. Una rete di piccole e medie imprese che a differenza di altri paesi europei costituisce una struttura portante e capillare dell'economia reale di un Paese lontana dalle speculazioni volubili e volatili.
Una speculazione finanziaria che sembra nutrirsi dell'economia reale dei piccoli e medi imprenditori, che o vendono o chiudono. E se resistono falliscono e finiscono spesso comunque in mani straniere. 
Nel 1974 la Unilever, multinazionale anglo-olandese attualmente quarta azienda del largo consumo in Italia, con un giro d’affari di 1,4 miliardi – costituito dal 40% dalla vendita di gelati, dal 40% da prodotti per la cura della persona e dal 20% da altri alimentari – acquisisce la Algida, fondata a Roma nel 1945 da Italo Barbiani,
La multinazionale anglo-olandese acquista nel corso degli anni altri marchi storici italiani anche in altri settori del mercato alimentare: nel settore del riso acquisisce la Riso Flora, azienda specialista del Riso Parboiled nata sul finire degli anni Sessanta;
nel 1993 la Bertolli, azienda alimentare fondata nel 1865 a Lucca specializzata nel settore dell’olio d’oliva, in seguito ceduta al gruppo spagnolo Deoleo Sos;
nel settore confetture e conserve acquisisce la Santa Rosa, azienda nata a Bologna nel 1968 produttrice di confetture e conserve di pomodoro. Che torna però ad essere italiana insieme a Pomodorissimo nel 2011, grazie alla loro acquisizione da parte di Valsoia, società bolognese fondata nel 1990
Nel 1999 la Sperlari passa all’olandese CSM NV. Attualmente, insieme alle italiane Saila, Dietorelle, Dietor e Galatine, fa parte della Leaf Italia Srl, società controllata interamente dall’olandese Leaf International BV, azienda leader del mercato delle caramelle.
Nel 2005 la Mellin, specializzata in prodotti alimentari per l’infanzia del gruppo Star, viene acquistata dall’olandese Royal Numico, il quale a sua volta viene acquisito nel 2008 dal Gruppo Danone.
Sono questi solo alcuni esempi di aziende nate da famiglie italiane e acquistate dalle multinazionali straniere.
Le reazioni:

Energia, Centinaio: In Ue facciano squadra tutti i paesi. Finanza non speculi su economia reale che produce

Gas, Prandini, Coldiretti: risposte arrivino anche da Ue, no egoismi e concorrenza sleale da Olanda e Germania. 1 italiano su 5 taglia fornelli

Gas, Giansanti, Confagricoltura: annus horribilis per il comparto. Insostenibile scatto dei prezzi per energia, carburante e fertilizzanti. Il Copa prende posizione

Gas, Fini, Cia: serve Europa coesa su blocco del prezzo. A rimetterci le imprese agricole, che sono allo stremo

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